Pubblichiamo il parere sulla “Connessione fra la presenza di alberi in città, l’inquinamento e la salute delle persone” a cura della Consulente ambientale, Dott.ssa Forestale e Ornitologa Elena Grasso che, grazie ad una ricca bibliografia scientifica, spiega con semplicità perché “abbattere un albero senza un più che giustificato motivo, fornito da esperti del settore che studiano questi organismi, rappresenta un crimine e un gravissimo danno per la nostra salute”.
ALBERI, INQUINAMENTO E SALUTE
Di Elena Grasso con la collaborazione di Giorgio Sonzogni e Daniele Cigana per la trasposizione semplificata del testo
Esiste una relazione che lega alberi e inquinamento? Sì
Di che tipologia è questa relazione? Positiva
Vediamo il perché:
Gli alberi a seconda della loro altezza, della densità di impianto, del tipo di chioma (sempreverde o caduca, densa o lassa) e della tipologia di foglie che la compongono (larghe, strette, pelose, rugose, ecc.) hanno un doppio effetto sulle particelle inquinanti. Il primo è quello di riuscire ad assorbire , un po’ come farebbe una spugna, questi corpuscoli che entrano così nel metabolismo della pianta, il secondo è un fattore puramente meccanico di accumulo sulla superficie fogliare delle particelle di particolato che, alla prima pioggia, verranno spostate verso il terreno. La percentuale di assorbimento o di accumulo dipende da vari fattori: climatici ad esempio o proprio correlati alla pianta stessa, appunto chioma e morfologia fogliare o relativi alle caratteristiche d’impianto (specie, distanza fra una e l’altra, altezza).
In un modo o nell’altro, gli alberi fungono quindi da “barriera di protezione” fra noi e le sostanze inquinanti.
Esiste una relazione fra inquinamento atmosferico e certe tipologie di malattie? Sì
Di che tipologia è questa relazione? Negativa
Vediamo il perché:
Fra i principali inquinanti presenti nell’aria, quelli qui considerati sono le polveri sottili: i PM10 e i PM2,5, i primi derivanti in parte da eventi naturali come eruzioni vulcaniche, ma soprattutto da attività antropiche, quindi da attività umane, come particelle originatesi da attività energetiche e industriali e dai motori di auto e moto. Il PM2,5 è generato fondamentalmente dal traffico veicolare, insieme al PM10, dal riscaldamento domestico con combustibili fossili (in particolare il carbone) e da alcune emissioni industriali (raffinerie, cementifici, centrali termoelettriche a combustibile fossile etc.).
La differenza fra i due è la dimensione delle particelle delle polveri sottili: nel PM10 il particolato ha dimensioni uguali o inferiori a 10 micrometri, nel PM2,5 le particelle hanno grandezza uguale o inferiore a 2,5 micrometri.
Queste polveri sono nocive perché, se respirate, si accumulano nelle vie aeree: nei bronchi e laringe il PM10 e molto più in profondità il PM2,5. Entrambe aumentano il pericolo di innesco o di aggravio di varie tipologie di patologie respiratorie e cardiovascolari di diversa entità.
Un esempio è l’aumento di più del doppio del rischio di crisi asmatiche in anziani e bambini dovuto ad esposizioni elevate di polveri sottili.
Secondo il Rapporto Osservasalute del 2018, solo nel 2016 le morti premature attribuibili al PM2,5 in Italia sono circa 25.000. Sempre nel 2016 ammontano a 374.000 negli stati dell’Unione Europea (28 stati) secondo il report della European Environment Agency 2019.
Un recente studio di Wei Su et al. indica come anche una breve esposizione ad inquinanti quali: PM10 e PM2,5, anidride carbonica e anidride solforosa, aumenti il pericolo di incidenza di malattie influenzali e sindromi respiratorie, che diminuisce invece in presenza di ozono.
Esiste una relazione fra presenza di alberi e minore incidenza di patologie respiratorie e cardiovascolari? Sì
Di che tipologia è questa relazione? Positiva
Vediamo il perché:
Come prima detto, gli alberi, in virtù delle loro caratteristiche, assorbono o accumulano le particelle di particolato che altrimenti, libere nell’aria, andrebbero ad accumularsi nell’organismo umano causando patologie respiratorie e cardiovascolari anche gravi e a volte mortali.
Da ciò si evince l’importanza di avere “verde urbano” e quindi alberi in città e da qui il peso di una gestione oculata e valida, da parte di esperti del settore, di un patrimonio di esseri viventi che ci aiuta a vivere meglio e soprattutto sani.
Molteplici studi scientifici a riguardo ci dicono che la nostra salute e il nostro benessere sono strettamente collegati a quelli della natura che ci ospita. Solo riconoscendo questo passaggio fondamentale possiamo garantire a noi ed ai nostri figli e nipoti un futuro tranquillo.
Il periodo in cui viviamo è detto “Antropocene”, proprio perché gli effetti dell’azione umana condizionano e alterano, in maniera spesso drammatica, l’ambiente terrestre e le sue componenti.
La diffusione di patogeni e malattie rappresenta una esternazione della Natura che, ferita, cerca di ristabilire equilibri ecologici perduti in seguito alla insensata gestione dell’ambiente fin qui compiuta dall’uomo.
Il modo migliore che ha il genere umano per tutelarsi è considerare l’uomo parte del tutto, parte del mondo naturale, parte di una catena di cui, se salta un elemento, salta pure lui. Quindi dobbiamo imparare che la salute umana, animale e dell’ambiente in cui viviamo sono indissolubilmente legate.
Per questo motivo gli esperti di sanità pubblica hanno iniziato a includere l’ecologia nei loro modelli. L’approccio “One Health”, afferma e riconosce come la salute degli esseri umani sia intimamente connessa alla salute dell’ambiente e delle sue componenti biotiche e abiotiche.
Concetto di fondamentale importanza, formalmente assunto ormai da diversi organismi internazionali: dalle Nazioni Unite, dall’UNEP United Nations Environment Programme (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), all’UNDP United Nations Development Programme (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo), dalla OMS/WHO Organizzazione Mondiale della Sanità, alla FAO Food and Agriculture Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), all’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE), alla Commissione Europea, a Istituti di ricerca e ONG di tutto il mondo.
Alla luce di tutto ciò dobbiamo renderci conto che, oggi, abbattere un albero senza un più che giustificato motivo, fornito da esperti del settore che studiano questi organismi, rappresenta un crimine e un gravissimo danno per la nostra salute.
BIBLIOGRAFIA
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Rapporto Osservasalute, 2018. Università Cattolica del Sacro Cuore.
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Grosseto, 9 aprile 2020
Elena Grasso
Qui il parere della Dott.ssa Elena Grasso sulla connessione fra la presenza di alberi in città, l’inquinamento e la salute delle persone
Qui sotto il recente abbattimento di 52 pini giovani, sani e stabili (come da perizia tecnica) in via Mascagni a Grosseto